Coronavirus: i vaccini salveranno il turismo?

Coronavirus: i vaccini salveranno il turismo?

Coronavirus: Alla fine di Dicembre 2020, con l’approvazione dei vaccini Pfizer/BioNTech, Moderna e Oxford-AstraZeneca da parte di vari Paesi, nel mondo si è riaccesa la speranza – inclusa la speranza di tornare a viaggiare. Nel 2021, quando abbastanza persone saranno vaccinate – e immunizzate – contro la COVID-19, forse potremo tornare a girare per il mondo (o a fare vacanze più sicure nel proprio Paese).

Ma l’ansia in merito a viaggi e spostamenti non diminuisce di pari passo alle vaccinazioni che personale medico e anziani stanno ricevendo. Negli Stati Uniti e in Europa le persone sono ancora riluttanti a pianificare futuri viaggi. Un sondaggio condotto a Dicembre 2020 da National Geographic Morning Consult ha chiesto agli intervistati quale sarà il loro atteggiamento nei confronti dei viaggi, una volta che la pandemia di coronavirus sarà sotto controllo. Il 49% ha risposto che “viaggerà meno per la preoccupazione del contatto con gli altri” e un terzo (34%) ha affermato che non prevede di viaggiare di più nel 2021 per compensare la mancanza di viaggi nel 2020.

In Italia

continua la campagna di vaccinazione, anche se c’è grande preoccupazione tra le regioni per il ritardo dei vaccini Pfizer che sono arrivati ma solo in parte. Pertanto il governo ha attivato l’Avvocatura generale dello Stato per valutare i diversi profili di responsabilità della casa farmaceutica per eventuali azioni legali. Una consegna a singhiozzo rischia di far saltare l’intero piano vaccinale, ma la Pfizer sembra aver assicurato che dal 25 Gennaio tornerà tutto regolare.

Intanto l’ok al vaccino AstraZeneca potrebbe arrivare solo il 29 Gennaio, seguito da ulteriori 14 giorni necessari per la distribuzione. In Brasile l’agenzia Anvisa ha autorizzato l’utilizzo di emergenza del vaccino cinese Sinovac e di quello AstraZeneca ed è iniziata la somministrazione. 

Che ruolo giocano i vaccini anti COVID-19 nella possibilità di tornare a viaggiare, nell’immediato e prossimo futuro? E in che modo il nostro atteggiamento in merito accelererà (o rallenterà) il processo di tornare a solcare le vie terrestri o aeree? Ecco quello che abbiamo scoperto.

Non esiste vaccino per la paura

“La riluttanza a vaccinarsi è un grave ostacolo da superare”, afferma il Dott. Tom Kenyon, direttore sanitario di Progetto HOPE, organizzazione mondiale di assistenza sanitaria e umanitaria, ed ex direttore dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC, Centers for Disease Control and Prevention) degli Stati Uniti. Per tornare a viaggiare, gli Stati Uniti e il mondo intero hanno bisogno dell’immunità di gregge, che si pensa di poter raggiungere quando il 70% circa della popolazione avrà sviluppato gli anticorpi. Tuttavia Kenyon afferma che “il 70% è una cifra arbitraria, non esiste un pulsante ‘off/on’ per l’immunità di gregge”. Le recenti notizie su varianti più contagiose del virus che provoca la COVID-19 suggeriscono che l’immunità di gregge forse sarà raggiunta soltanto quando il 90% della popolazione avrà sviluppato gli anticorpi.

“Per arrivare a tenere sotto controllo la COVID-19, gran parte degli americani (dal 75 all’80%) dovrà vaccinarsi”, afferma Michelle Williams, epidemiologa e preside di facoltà presso la Harvard T.H. Chan School of Public Health. Ma la campagna vaccinale sta già richiedendo più tempo del previsto: soltanto tre dei venti milioni di dosi promesse sono state somministrate agli americani a dicembre. Il Regno Unito afferma che ci potrebbe volere un anno per vaccinare la sua popolazione.

Ogni Paese deve raggiungere l’immunità di gregge, se vogliamo riprendere a viaggiare come si faceva prima della pandemia. “Facciamo parte di una comunità globale, la cui salute, economia e futuro sono collegati e segnati dalla pandemia”, afferma la Dott.ssa Jewel Mullen, vice rettrice responsabile delle pari opportunità e professoressa associata di salute della popolazione e medicina interna presso la Dell Medical School dell’Università del Texas a Austin.

Tuttavia potrebbe essere difficile raggiungere questo livello di immunizzazione negli Stati Uniti: solo il 47% degli intervistati del sondaggio di National Geographic e Morning Consult hanno affermato di volersi vaccinare contro la COVID-19 non appena le dosi saranno disponibili, e più di un quarto (27%) era invece di opinione contraria. Il 58% degli intervistati ha affermato comunque che prima o poi si vaccinerà.

Indossiamo le mascherine e vacciniamoci

I nuovi vaccini anti COVID sono migliori di quanto previsto nel difendere dalla malattia. Gli esperti speravano in un vaccino con un’efficacia dal 50 al 70%. Gli studi clinici mostrano che il vaccino Pfizer/BioNTech – adesso approvato in decine di Paesi inclusi gli Stati Uniti – ha un’efficacia addirittura del 95%. Raggiunge il suo completo effetto a un mese dalla prima dose (è necessaria una seconda dose almeno 21 giorni dopo) e inizia a funzionare dai 10 ai 12 giorni dopo la prima somministrazione. Il vaccino di Moderna è simile.

Non è ancora chiaro

comunque se le persone vaccinate possono diffondere o meno la COVID-19. “Ancora non abbiamo dati in merito alla riduzione del rischio di diffusione/trasmissione del virus, i dati in nostro possesso mostrano soltanto che il vaccino riduce il rischio di contrarre la malattia”, afferma la Dott.ssa Jennifer Ashton, capo redattrice e corrispondente medico della ABC News.

Il virus che causa la COVID-19 è nuovo, e c’è ancora molto da scoprire in merito. I CDC affermano che più della metà di tutte le infezioni da COVID-19 sono diffuse da soggetti asintomatici: il 35% prima che la persona contagiata manifesti sintomi e il 24% da persone che non sviluppano mai i sintomi. Kenyon non esclude la possibilità che “alcune tra le persone vaccinate potrebbero comunque infettarsi senza sviluppare i sintomi, e trasmettere il virus in modo silente”.

Un uomo si sottopone al test della COVID-19 presso l’aeroporto internazionale di Los Angeles il 22 ...

Un uomo si sottopone al test della COVID-19 presso l’aeroporto internazionale di Los Angeles il 22 dicembre 2020 in un periodo che ha visto un aumento dei casi di coronavirus in California.FOTOGRAFIA DI MARIO TAMA, GETTY IMAGES

Vogliamo tutti andare di nuovo in vacanza 

ma la priorità per gli sviluppatori del vaccino era prevenire le infezioni e i decessi, non far ripartire le crociere. “Gli studi finora hanno monitorato solo quante persone vaccinate si sono ammalate di COVID-19 rispetto a quelle non vaccinate”, afferma Kenyon. Sebbene ci siano buone possibilità che gli anticorpi attivati dal vaccino si traducano in una minore probabilità di trasmettere il virus agli altri, non ne avremo conferma finché non verranno condotti ulteriori studi.

Questo è il motivo principale per cui un mese dopo la prima somministrazione non si può andare tranquillamente a fare acquisti in un affollato suk marocchino, come si poteva fare nel 2019. Fino a quando la ricerca non ci fornirà maggiori elementi, afferma Mullen “i viaggiatori non devono abbandonare le misure preventive contro il rischio di trasmissione che già conosciamo: mascherina, un’attenta igiene, distanziamento e niente spostamenti per chi presenta i sintomi”.

È rassicurante che la maggior parte degli americani (67%) – secondo il sondaggio di National Geographic e Morning Consult – intenda continuare a indossare la mascherina in qualche misura durante la stagione influenzale, negli spostamenti per le commissioni e la spesa (63%), e in presenza di un alto tasso di inquinamento atmosferico (64%).

Il mondo ha bisogno dell’immunità

Immunizzare il mondo non sarà né facile né veloce. Secondo la People’s Vaccine Alliance, movimento di organizzazioni sanitarie e umanitarie di cui fanno parte anche Amnesty International e Oxfam, i Paesi ricchi si sono assicurati il 54% dei candidati vaccini più promettenti, pur rappresentando soltanto il 14% della popolazione mondiale. La People’s Vaccine Alliance afferma che senza interventi rapidi ed efficaci solo il 10% della popolazione di 67 Paesi in via di sviluppo potrà essere vaccinato nel 2021. E questo mette a rischio i cittadini di famose destinazioni turistiche come Cambogia, Kenya, Sri Lanka e Uganda.

L’assicurarsi i contratti per la fornitura dei vaccini da parte delle nazioni ricche ha rappresentato una parte importante del finanziamento per lo sviluppo dei vaccini. La Vaccine Alliance ha accusato i Paesi ricchi di essersi accaparrati i vaccini, e in parte potrebbe essere vero. Nel corso dei prossimi mesi capiremo quanto sarà effettivamente equa la distribuzione globale delle dosi. Il Canada si è assicurato più potenziali vaccini di qualsiasi altro Paese – circa 10 dosi a persona di sette vaccini candidati – e ha intenzione di condividere le dosi in eccesso di quelli che si dimostreranno sicuri ed efficaci. I Paesi in via di sviluppo sono in attesa di capire come e quando toccherà a loro.

Una soluzione chiave è l’iniziativa ACT

 (Access to COVID-19 ToolsAccelerator, (Acceleratore per l’accesso agli strumenti COVID-19, NdT) e il suo programma vaccinale COVAX, cogestito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e altri partner. Il COVAX mira ad accelerare lo sviluppo dei vaccini e assicurarne un’equa distribuzione globale, fornendo prima dosi sufficienti per il più vulnerabile 20% della popolazione dei 184 Paesi partecipanti, dall’Afghanistan allo Zimbabwe. I Paesi ricchi aiutano a sovvenzionare i Paesi più poveri, anche se Russia e Stati Uniti non hanno ancora aderito. L’iniziativa ACT Accelerator non ha ancora fondi sufficienti, e ha bisogno di almeno 23,7 miliardi di dollari (l’equivalente di quasi 19,6 miliardi di euro) nel 2021.

Fino a quando il mondo non avrà raggiunto l’immunità di gregge, i viaggi devono essere affrontati con cautela: come afferma Mullen, “essere eccessivamente, o prematuramente, fiduciosi sull’efficacia dei vaccini può mettere a rischio le popolazioni di altri Paesi. Viaggiare ci dà la possibilità di contribuire alle loro economie instabili, ma contribuire alla diffusione di malattie crea l’effetto contrario”.

Cos’è il passaporto vaccinale?

Dopo che le persone più vulnerabili al virus avranno ricevuto la loro dose salvavita, saremo in grado di iniziare la somministrazione alla popolazione generale. In quel momento lo stato vaccinale di ognuno sarà forse determinante. È improbabile che si debba essere vaccinati per viaggiare, ma sarà molto più facile farlo se lo si è.

Qantas

 è stata la prima compagnia aerea ad annunciare che richiederà la vaccinazione ai passeggeri internazionali. A partire dal 1° marzo 2021, Cipro prevede di non richiedere la certificazione di risultato negativo al test a chi possa provare di essere stato vaccinato. Singapore sta considerando di allentare le misure di quarantena per i viaggiatori vaccinati se gli studi clinici dimostreranno che i vaccini riducono il rischio di contagio.

Persino dentro i confini domestici essere vaccinati farà risparmiare tempo e denaro.  Live Nation/TicketMaster sta cercando un modo per verificare che le persone che partecipano agli eventi siano vaccinate o siano recentemente risultate negative al test COVID, certificazione che le autorità locali potrebbero richiedere. Attrazioni turistiche, negozi e ristoranti potrebbero fare lo stesso.

Fino a che i vaccini non saranno facilmente disponibili,

i test COVID-19 saranno una procedura necessaria per viaggiare. Tuttavia questi metodi di controllo stanno diventando più semplici e accurati. Esiste un nuovo test, ad esempio, (teoricamente efficace al 99%) che si basa su uno sciacquo con un prodotto simile al collutorio, invece che sul tampone nasale.

Il modo in cui si potrà dimostrare il proprio stato vaccinale è ancora in fase di definizione. I documenti falsi attestanti esiti negativi al test COVID sono già un problema. Così come lo è l’accertarsi che il soggetto sottoposto al test sia lo stesso che presenta il certificato.

Si stanno approntando diversi “passaporti vaccinali”,

ma CommonPass sembra essere il più promettente. Nato dalla collaborazione tra il Forum economico mondiale e la fondazione non profit The Commons ProjectCommonPass.  E’ un modo sicuro per convalidare le credenziali in merito a test COVID e vaccinazione di ognuno. Ed è attualmente in fase di test a livello internazionale. Il primo governo ad aderire al registro globale CommonTrust Network è stato quello di Aruba. Permettendo ai viaggiatori di provare con certezza il proprio stato COVID per poter godere delle sue spiagge caraibiche a partire da febbraio 2021.

Turismo vaccinale? Non è un tema – per ora

I vaccini anti COVID-19 sono tra i beni più ricercati al mondo al momento. Il che significa che le persone ricche o abbienti cercheranno di saltare la fila. La maggioranza delle nazioni affermano che i propri cittadini più a rischio – lavoratori essenziali e anziani – lo riceveranno per primi. Ma negli Stati Uniti i politici sono stati tra i primi a essere vaccinati. E i ricchi si stanno prodigando in donazioni con la speranza di avere un trattamento di favore.

Finché non ci sarà un’abbondante disponibilità di vaccini approvati. Sarà praticamente impossibile che chi non appartiene ai gruppi identificati come prioritari dal governo riceva il vaccino. Tuttavia, non appena il Regno Unito ha approvato il vaccino Pfizer/BioNTech. Le agenzie di viaggio indiane hanno iniziato a presentare richieste di brevi viaggi per vaccinarsi nel Regno Unito. Sebbene questo richiederebbe una complessa combinazione di doppia cittadinanza, quarantena e altri protocolli. L’attenzione adesso si sposta su Stati uniti e Russia come possibili mete per vaccinarsi.

Mark Warner,

avvocato specializzato in diritto commerciale a capo dello studio MAAW Law di Toronto, afferma che: prima di prenotare un viaggio per andare a vaccinarsi. Ci si dovrebbe chiedere come si può essere sicuri di “ricevere effettivamente il vaccino approvato e dichiarato” e non un finto vaccino; invita inoltre a ponderare come si può “essere certi che tutte le procedure della catena di custodia siano state rispettate in modo affidabile”. Tra cui il mantenimento della corretta temperatura. E non ultimo: il certificato di vaccinazione potrà essere considerato valido?

Nessuno è al sicuro finché non lo siamo tutti

“Non si tratta di me, ma di noi,” afferma Ashton. “Questa pandemia ha rivelato la dicotomia tra il comportamento responsabile per la propria salute personale e quello per la salute degli altri”. La COVID-19 ci ha ricordato che viviamo in un mondo condiviso. Per la salute e il benessere di tutti è necessario prendersi cura gli uni degli altri.

I vaccini anti COVID-19

sicuri ed efficaci faranno sì che la vita, incluso il viaggiare, tornerà probabilmente alla normalità, un giorno. Supponendo che i vaccini forniranno protezione anche dalla maggior parte delle mutazioni. Così come dalla diffusione del virus, le restrizioni dovrebbero essere revocate una volta raggiunta l’immunità di gregge. Il mondo intero ha bisogno di quell’immunità, e raggiungerla nel 2021 è improbabile. Fino a quel momento, ci ricorda Mullen, “il privilegio di viaggiare non dovrebbe essere a spese degli abitanti delle nostre destinazioni”.

https://www.nationalgeographic.it/scienza/2021/01/limportanza-dei-vaccini-per-tornare-a-viaggiare

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